Assassinio a Montecitorio: Recensione del Libro

Avevo appena finito di leggere il thriller intitolato “Io Ti Troverò” di Shane Stevens quando, spinto dalle numerose recensioni positive lette su Internet, ho deciso di acquistare il romanzo dello scrittore e professore romano Elio Rogati dal titolo “Assassinio a Montecitorio”. Faccio questa premessa perché, solitamente, impiego qualche giorno a scrollarmi di dosso il romanzo precedente prima di addentrarmi in quello successivo. Non so mai se farò un passo indietro o uno in avanti rispetto all’ultima lettura, ed ho sempre paura che, dopo aver sorseggiato un buon calice di vino di origine controllata, commetta l’errore di buttar giù un bicchiere di vino in cartone delle peggiori marche. Per mia fortuna non è andata così. Sono passato dalla caccia all’uomo condotta in California dal giornalista Adam Keaton alla caccia all’uomo portata avanti a Roma dal Capo dei Servizi Segreti Pierpaolo Paoli senza quasi rendermi conto che il livello di coinvolgimento e di piacevolezza della lettura era rimasto identico. Shane Stevens, nome di fantasia di un misterioso romanziere americano, mi aveva fatto entrare nella mente del killer psicopatico Bishop, che agli occhi del lettore quasi sembrerebbe un bambino un pò fesso nei panni di un adulto ma riesce, invece, a tenere sotto scacco gli Stati Uniti d’America e tutto il sistema di controllo dell’opinione pubblica, che proprio gli americani decantano come uno dei loro migliori prodotti “fatti in casa”. Elio Rogati, al contrario, mi ha tenuto nascosto il nome dell’assassino per catapultarmi nella mente del Prefetto Paoli, un uomo solo al comando di tutte le indagini, al contrario di quell’Adam Keaton che nel romanzo precedentemente letto aveva invece a disposizione l’intera collaborazione del Governo Americano e tutta la stampa nazionale. Lo stato emozionale della lettura è cambiato in maniera significativa: in “Io Ti Troverò” facevo quasi il tifo per l’assassino in fuga, mentre in “Assassinio a Montecitorio” ho sposato in pieno la causa morale e professionale del Prefetto Paoli, affezionandomi non solo alle sue vicissitudini d’indagine ma anche alla sua vita privata e familiare.

Finita questa premessa, posso parlarvi meglio di “Assassinio a Montecitorio” del Professor Elio Rogati. Quest’ultimo, prima che scrittore, è stato giornalista, consigliere parlamentare e docente universitario – sua attuale professione. Nel 2009 pubblica il suo primo romanzo “Ritorno ad Algeri (morte senza paga)” che vince il premio letterario internazionale “Città di Moncalieri” e, per fortuna verrebbe da dire, si convince a non abbandonare il mestiere dello scrittore e a pubblicare nel 2011 proprio “Assassinio a Montecitorio” con la casa editrice Albatros. La trama parla della morte di una commessa della Camera dei Deputati che costringe il Presidente Ermete Santangelo a coinvolgere, con massima discrezione, il Capo dei Servizi Segreti Pierpaolo Paoli, suo amico d’infanzia, per indagare sulla vicenda. Ne viene fuori un intrigo internazionale che vede Montecitorio come punto cruciale per il traffico di armi con il Medioriente; traffico che coinvolge aziende di costruzioni italiane, Servizi Segreti americani ed israeliani, e personaggi della Camera dei Deputati e del Parlamento italiano in conflitto d’interessi con l’attività criminale. Pierpaolo Paoli porta avanti le indagini fidandosi del suo fiuto e lottando contro un “sistema” che gli si mette di traverso fino al suo demansionamento e revoca dell’incarico. Continuerà le indagini per conto proprio, con l’aiuto della moglie, della ex segreteria e di un paio di suoi strettissimi collaboratori ed amici di sempre, scoprendo la verità ma a caro prezzo. Il finale del libro, infatti, non è a lieto fine ed il Professor Rogati permette che a vincere sia proprio Roma, intesa sia come Stato (imperscrutabile, corrotto, menzognero, spietato) che come città.

Ed è proprio la città di Roma una delle protagoniste più belle di “Assassinio a Montecitorio”. Non a caso l’autore del libro ha frequentato Montecitorio per tutti gli anni della sua lunghissima esperienza professionale in Parlamento, e si vede. Roma prende vita come accade per la Milano nei romanzi di Giorgio Scerbanenco e sembra quasi che ogni macchina incanalata nel traffico, ogni vicolo nascosto nei pressi di Montecitorio, ogni vigile urbano o donna con la busta del pane in mano, appartengano ad un’unica entità che si lascia indagare con poca discrezione ed anche un pizzico di paura. Il Professor Elio Rogati costruisce bene la trama facendo in modo che, capitolo per capitolo (44 in tutto), il lettore “scopra un pezzo” della verità ed il coinvolgimento con le azioni intraprese da Paoli e dalla sua troupe aumenta fino al finale. Quest’ultimo lascia il lettore con un pò di rammarico, rendendo l’opera più vicina al genere noir. Di “Assassinio a Montecitorio”, infatti, non ricorderò certo la storia di una eclatante caccia al ladro politicizzata come quella che ricordo del già citato romanzo “Io Ti Troverò” di Shane Stevens. Del libro di Elio Rogati ricorderò piuttosto, con grande piacere, l’ambientazione misteriosa di Roma, la perseverante e divertente azione d’investigazione di Pierpaoli Paoli e la meticolosa descrizione della rete di relazioni che corre tra i corridoi di Montecitorio e tra i sottoboschi del centro storico della Capitale.

Se Stephen King, nella prefazione de “Il Miglio Verde”, scriveva che non aveva mai visitato un carcere e che questa “lacuna” gli aveva permesso di dare al suo bellissimo romanzo un tono favolistico, l’esatto contrario possiamo affermare con il Professor Elio Rogati ed il suo “Assassinio a Montecitorio”. Consiglio questo libro perché scritto da un autore che per un lungo periodo della sua vita ha frequentato tutti i giorni, per motivi professionali, il posto che poi sarebbe diventato location principale del romanzo, con il risultato che il lettore si ritrova tra le mani un libro intriso di veridicità ed attendibilità, di quelle che purtroppo rappresentano alla perfezione la dimensione in cui oggi la politica italiana tesse le proprie trame.

“Assassinio a Montecitorio” di Elio Rogati, pp. 216

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